lunedì 22 novembre 2010

La Compagnia del libro (TV 2000) - Radiazione di Stefano Jorio

Comincia una nuova avventura...stavolta televisiva.
Come membro del "Club dei recensori" del programma "La Compagnia del libro" (TV2000), presento Radiazione, il libro d'esordio di Stefano Jorio.
Emozione, inesperienza e tanta voglia di imparare... ecco i miei nuovi compagni di viaggio!
Un grazie speciale lo dedico a Saverio Simonelli, non solo ideatore e conduttore del programma ma persona di gran valore che ha voluto dare una possibilità alla vostra giornalista "d'assalto"...
Avrà fatto bene???
Buona visione!


















STEFANO JORIO
“Radiazione”
pp. 520, euro 16,00
Minimum fax, 2010

«Sarebbe il migliore dei finali: disidratato e distante». Comincia così Radiazione, il libro d’esordio di Stefano Jorio, prova coraggiosa e impegnativa, sebbene non perfettamente riuscita in ogni sua parte perdendosi talvolta nelle spire linguistiche e concettuali che crea. A Podgorica, capitale del Montenegro, c’è un fiume che taglia in due la città. Per passare da una parte all’altra sono stati costruiti due ponti: uno pedonale e il super moderno regalo dei russi percorribile anche da autovetture e camion. Leggendo questo libro, mi è venuto in mente lo strano fenomeno che ha reso famoso il primo. Se lo si percorre, soprattutto in giornate ventose, sembra quasi di oscillare insieme alla costruzione di pietra. Ecco, questa è la sensazione che si prova leggendo questo libro. La lingua usata disegna architetture, descrive luoghi imponenti, come il ministero nel quale è ambientato gran parte del romanzo. Una lingua che, al tempo stesso, registra la fragilità di quell’umano attraversare ciò che è assurdo e incomprensibile. Come a dire che, parafrasando un pensiero del protagonista, siamo la lingua che parliamo e il linguaggio se non respira muore. Ma per respirare ha bisogno di dimenticare le sue stesse regole. Così il ponte di pietra per farsi ballerino. Così il protagonista per restare vivo.
L’io narrante, neo assunto lavoratore fuori sede continuamente alla ricerca di una casa, con un trauma sentimentale alle spalle, viene catapultato in una realtà soverchiante, kafkiana per la violenza che regna incontrastata. Il tentativo di opporsi è destinato a fallire, le cose non cambiano, il sistema vince la guerra. C’è chi si piega, come Patrizia o Nicola che scendono a patti con il potere che li deruba della loro dignità, o peggio, come Carl, l’amico teologo e prelato omosessuale che riduce a trenta pezzi d’argento il valore di un’amicizia. C’è chi prova ad opporsi e viene espulso dal sistema, ostracizzato come Renata o Corrado, che finisce per lasciare il lavoro e tornarsene a fare il bibliotecario. E c’è infine chi è troppo sensibile, troppo intelligente per accettare un’ingiustizia così insensata, e si spezza: questo è il caso Giannina la pazza, con le sue scarpette rosa, o dell’ambasciatore barbone, figure quasi mitiche che vagano nel ventre del mostro, di questo mi[ni]stero che come il Labirinto di Creta nasconde una bestia nel suo cuore. Ma la battaglia più importante, quella di oltrepassare la linea d’ombra, di andare al di là dello specchio in quel superamento di se stessi per essere se stessi, non viene persa: si porta «la perdita e la ferita ormai incise nella trama del tessuto della propria esistenza. Consegnarsi finalmente agli eventi, rendersi all’accadere, esporsi alla radiazione. Miracolosamente incolumi, con un sommesso desiderio di nuovi attriti»: in altre parole, crescere, con una fine che è già inscritta nel principio, come la vita vera o semplicemente letteraria. Un romanzo di formazione, dunque, che aspira a raccontare la verità, quella della guerra e del petrolio, la verità degli amori perduti e della morte, la verità delle opere d’arte, una verità che «non è nelle cose, ma nella lingua stessa che ne formula l’esigenza». Con la profonda consapevolezza che le parole possono essere anche vanesie e irresponsabili quando non dicono, non esprimono. Forse per questo l’autore ha scelto quelle di Pier Paolo Pasolini e Leonardo Sciascia come eserghi. Radiazione, insomma, è il tentativo di mappare la realtà contemporanea con il preciso intento di distaccarsene, di affermare la propria estraneità dalla forma-mondo appena descritta, un abbozzo di critica sociale (e del potere) che va al di là della crisi dei trentenni e della coppia come effetto della società "liquida" e della precarietà.
Silvia Santirosi