domenica 18 ottobre 2009

Umberto Eco, Vertigine della lista, Bompiani, 2009

(Il Mattino 17 ottobre 2009)
Esiste una modalità di rappresentazione artistica che «suggerisce quasi fisicamente l’infinito, perché non si conclude in forma»: questa è la definizione di elenco, il particolare «oggetto» di riflessione di Vertigine della lista (Bompiani, pp. 410, euro 39), l’ultimo saggio di Umberto Eco. Un testo che viene pubblicato in occasione di «Vertiges de la liste», la serie di attività ideate e promosse sotto la sua direzione nei mesi di novembre e dicembre al Louvre. Sì, perché dopo Robert Badinter, Toni Morrison, Anselm Kiefer e Pierre Boulez, arriva come guest curator sotto la piramide proprio il semiologo italiano. Ed è subito polemica con Pietro Citati che ha definito quello parigino «il museo peggiore del mondo». Ma la lista delle polemiche dei due intellettuali è un’altra storia. Comincia con la descrizione dello scudo di Achille fatta da Omero, il viaggio nel tempo e nello spazio alla scoperta di elenchi e cataloghi più o meno famosi, un viaggio che però non rimane confinato nel solo ambito letterario. Perché, scrive Eco, «vi sono opere figurative che fanno pensare che quello che si vede entro la cornice non sia tutto, bensì solo un esempio di quantità non facilmente numerabile»: ecco allora un ricco e prezioso apparato iconografico altrettanto eclettico e pieno di curiosità di quello antologico. Liste di nomi, liste di cose, liste di luoghi, liste coerenti e liste caotiche, liste per il semplice gusto di catalogare: ma cosa fa davvero la differenza tra un elenco del telefono e quello delle navi greche nell’Iliade di Omero? In realtà quello che distingue una lista pratica (referenziale, finita e inalterabile) da una lista poetica è solo l’intenzione con cui la contempliamo, un’intenzione per lo più esteticamente conoscitiva. «Come Dio, come il diavolo, la vita sta nei particolari»...
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