mercoledì 19 maggio 2010

L'ITALIA CHE (NON) LEGGE

(Via Pò, 15 maggio 2010)
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“Lettori piccoli e grandi nell’era digitale”

“Le statistiche ci dicono che non più dell’8% legge seriamente libri e giornali e che i lettori più o meno abituali, vale a dire quelli di un libro all’anno, non superano il 44%. È una piaga antica. In Italia non si legge o si legge poco e probabilmente male. Si guarda la televisione”: è questo il quadro fosco che ha dipinto Franco Ferrarotti in apertura del convegno L’Italia che (non) legge. Lettori piccoli e grandi nell’era digitale, svoltosi a Roma il 9 e 10 aprile, organizzato dall’Università RomaTre, la Libera Università di Bolzano e Il Pepeverde. Rivista di letture e letterature per ragazzi. Un’occasione per sociologi, pedagogisti, psicologi, giornalisti e operatori culturali per riflettere sulla disaffezione alla lettura che colloca l’Italia in coda alla maggioranza degli altri paesi europei e per focalizzare l’attenzione sui nodi cruciali del problema: dal rapporto libro-nuovi media a quello del nesso scuola-educazione, analizzando sotto diversi punti di vista la qualità e le prospettive di sviluppo dell’editoria specializzata. Soprattutto tenendo conto del fatto che “l’analfabetismo di massa è quasi scomparso” seguitando con le parole di Ferrarotti, “anche se si diffonde sempre più un analfabetismo di ritorno. Ma non ha attecchito il piacere di leggere. Come mai?”. Perché è questo il punto. “Credo sia necessario promuovere più spesso a livello di biblioteche e scuole i confronti” argomenta Carla Poesio. “Bisogna abituare poco a poco il bambino e il ragazzo alla raffinatezza. Facciamo un esempio: bastava passeggiare tra gli stand alla recente Fiera del libro di Bologna per accorgersi che quasi ogni casa editrice aveva nel suo catalogo un’edizione di Alice nel paese delle meraviglie, complice anche l’uscita del film. Allora perché non far confrontare le illustrazioni del testo della De Agostini in cui Alice, o lo stesso Cappellaio Matto, sono degli adolescenti, con quelle acide ed espressioniste di Andrea Rauch pubblicato dalla nuova casa editrice Principi e Princìpi”.Ma come fare se i tre quarti dei comuni italiani non hanno una biblioteca? “Si pensi al caso di Napoli, città popolosissima di bambini” commenta Donatella Trotta, “che oggi non ha nemmeno una libreria per ragazzi: la questione meridionale assume anche queste forme”.
Facciamo un passo indietro e torniamo ai dati. Secondo quelli forniti dalla Confcommercio relativi agli anni 2002-2008, sono diminuiti i consumi di pesce del 5%, di libri del 9% e di giornali dell’11%, mentre quelli di TV sono cresciuti del 50%, per non parlare dei telefonini: si è registrato un incremento del 189%. Secondo l’Ufficio Studi AIE, a fronte della media nazionale del 44%, la percentuale di lettori della fascia 6-10 anni è del 51,6%, quella dei ragazzi di età compresa fra i 10 e i 14 anni è del 64,7%. Poi c’è l’inizio della fine, con un calo progressivo fino al 53,9% nella fascia 18-19 anni. Certo, l’Auditel rileva che circa il 47 % dei ragazzi tra i 4 e i 14 anni passa il pomeriggio davanti alla televisione guardando Uomini e donne. Uno scenario destinato a un ulteriore cambiamento con la recente chiusura della Melevisione, lo storico programma per bambini della Rai, che avrà come effetto lo scivolamento di una fetta di pubblico verso le altre (e uniche) possibili destinazioni a cui abbiamo accennato. Certo, rimane il fatto che i ragazzi leggono molto più degli adulti e che il settore registra una crescita costante in termini di produzione: dalle 951 novità del 1987 (quando eravamo nell’Età dell’Oro della produzione per ragazzi in termini di qualità) siamo passati a circa 2300 nuove uscite. Un paradosso se consideriamo il caso dei fuori catalogo. Perché quando a diventare irreperibili non sono prodotti commerciali ma dei veri e propri classici contemporanei (un nome per tutti: Gary Paulsen, un Jack London moderno e uno degli ultimi scrittori d’avventura per ragazzi), c’è da prender atto di un’iper-produzione e un’affannosa ricerca della novità. “In un Paese però che non promuove le giovani generazioni e le voci nuove” annota Claudia Sonego, “che non valorizza il libro dal punto di vista artistico e non solo educativo, che non cerca di creare nuovi classici da tramandare alle future generazioni”. Si rileva piuttosto una nostalgia verso codici visivi del passato che non rispetta la complessità e la novità del linguaggio contemporaneo. E con tutta probabilità i gusti dei ragazzi. Perché limitarsi alla considerazione che siano cambiati, come fa Ermanno Detti, sembra solo indicare l’annosa incapacità della generazione dei padri di capire quella dei figli. “E non bisogna sottovalutare la grande fonte del cambiamento, la risorsa davvero democratica dei nostri giorni: Internet” dice Saverio Simonelli. Parole che trovano conferma nel Rapporto del Censis che rileva come la multimedialità non allontani dagli altri consumi, al contrario.
Silvia Santirosi
© RIPRODUZIONE RISERVATA (Via Pò, Le conquiste del lavoro )