domenica 16 ottobre 2011

VITA E MORTE DI UNA CIVILTA': COSI' I MAYA CONQUISTANO PARIGI

(15 settembre 2011)
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Le civiltà nascono, si sviluppano entrano in crisi e il più delle volte scompaiono, lasciando il posto a nuovi popoli o venendo inglobate in nuove organizzazioni umane, spesso meno raffinate ed evolute. Ecco che la mostra Maya. Dall’alba al crepuscolo, visitabile fino al 2 ottobre al Musée Quai Branley di Parigi, permette proprio di seguire l’intero arco vitale di questa società precolombiana che continua ad affascinare studiosi e semplici appassionati, focalizzandosi su una regione specifica, ossia l’odierno Guatemala non a caso definito il cuore del mondo Maya.
«La fine di una società antica» si legge su uno dei pannelli distribuiti lungo il percorso dell’esposizione realizzato in collaborazione con il Museo National de Arquielogìa y Etnologia du Guatemala, «non significa affatto la fine della sua grande tradizione: la sua cultura, la sua visione del monde, la sua etica, la sua letteratura. Testimonia il declino rapido o della disintegrazione di un sistema politico ed economico complesso, proprio di un periodo e di alcune regioni specifiche». È in quest’ottica che sono state aggiunte nell’ultima sezione delle foto e un video della società guatemalteca contemporanea, per testimoniare la sopravvivenza culturale di alcune pratiche e credenze mitologico-religiose antiche nei culti praticati ancora oggi dai 23 gruppi linguistici che costituiscono il popolo maya, nei loro vestiti dai colori vivi e nei sontuosi costumi cerimoniali.
Un’occasione unica, quindi, per tuffarsi nella scienza di questo popolo, unico inventore tra le società precolombiane di un sistema di scrittura a geroglifici: da quella matematica a base centesimale, caratterizzata dall’introduzione dello zero rappresentato da una conchiglia, a quella astronomica con un calendario che presenta un ciclo di 52 anni, formato dalla combinazione di due cicli di diversa durata, uno di 260 giorni, l’altro di 365 attraverso i quali i Maya riuscirono a prevedere alcuni fenomeni naturali, come eclissi di sole o luna oppure stagioni di pioggia, su cui si basarono per determinare i tempi propizi per seminare, cacciare o fare la guerra. Per non parlare poi della sapienza artigianale, soprattutto nelle arti plastiche. Un viaggio affascinante, insomma, attraverso i tre principali periodi della sua storia preispanica, quello Preclassico (dal 2000 a. C. al 150 d. C.), quello Classico (dal 250 d.C. al 1000 d. C.) e Postclassico (dal 1000 d.C. al 1524 d. C.). Tra i più di 160 pezzi esposti provenienti da tre regioni (le Terre Alte, le Terre Basse e la costa pacifica), alcuni dei quali mai usciti dal loro paese d’origine o frutto di recenti scoperte nel Bacino del Mirador (a nord del paese), si possono ammirare ceramiche dipinte, pietre scolpite, urne cinerarie, vestigia architettoniche, gioielli di giada di rara eleganza o le cosiddette eccentricità in selce, armi dalle strane forme e fattezze cariche di significati simbolici.
Silvia Santirosi