mercoledì 6 maggio 2009

Chiacchierata con Aldo Schiavone (Il Mattino 04-05-2009)

Sul quotidiano di due giorni fa l'intervista a Aldo Schiavone. Eccola.
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«Il tempo trascina innanzi ogni cosa e può condurre con sé il bene come il male» scriveva Niccolò Machiavelli nel suo Principe. E della necessità di un nuovo Principe, una classe dirigente più che un individuo, parla Aldo Schiavone nel suo libro L’Italia contesa. Sfide politiche ed egemonia culturale (Laterza, pagg. 90, euro 14). Un saggio che, se pure scava nel passato anche se non alla ricerca di radici da esibire, guarda al futuro nel tentativo di delineare un orizzonte possibile: alla luce della trasformazione politica in atto e della crisi economica mondiale, vent’anni dopo la prima occasione mancata dalla sinistra e raccolta con indubbio talento da qualcun altro. La cui parabola sembra essere giunta al termine: perché Silvio Berlusconi «ha vinto e ha vinto ancora, ma non ha costruito niente, al di là della conquista del consenso».
Schiavone, un libro che è un richiamo e un invito per la sinistra in generale?
«Certamente, per i progressisti che in questi anni hanno mostrato di avere difficoltà serie nello stabilire un rapporto forte con il paese. Si è chiuso un periodo della storia italiana, la stagione di transizione apertasi con la crisi democristiana e dominata dalla personalità di Silvio Berlusconi. C’è una grande sfida in atto: l’Italia dell’immediato futuro dipende dalla capacità di mettere in campo una nuova idea del paese. E un leader in grado di attuarla. Sono convinto che una stagione politica sia finita. Lo stesso centrodestra inizia a rendersene conto e a parlare linguaggi diversi. E la crisi economica mondiale offre alla sinistra un’occasione. Questo non significa che sarà in grado di coglierla e sfruttarla».
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