martedì 6 ottobre 2009

Suad Amiry, Murad Murad, Feltrinelli, 2009

(Il Mattino 02 ottobre 2009)
«Cristo santo, chiedono soltanto di lavorare»: è questo il grido che si leva dall’ultimo libro di Suad Amiry, già nota al pubblico italiano per i fortunati Sharon e mia suocera o Niente sesso in città. Il 12 maggio 2007 l’architetto-scrittrice palestinese si traveste da uomo e compie un viaggio di diciotto ore alla volta di Israele: «Per scrivere dei 150mila lavoratori palestinesi che ne sfamano un milione». Così nasce il reportage Murad Murad (Feltrinelli pagg. 176, euro 14,50). Cominciamo dal titolo: perché il nome di uno dei protagonisti è ripetuto due volte? Perché «Murad Murad»?
«Tutti i nomi arabi hanno un significato. In questo caso Murad significa desiderio. Quindi ”Murad Murad” sta per desiderio di Murad. Quello che Murad e i suoi amici desiderano è di lavorare. È l’unica cosa che vogliono. È chiedere troppo? Soprattutto nel caso in cui si chiede di lavorare su una terra che ti è stata portata via».
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