mercoledì 17 febbraio 2010

Bégaudeau: dalla scuola alla ricerca della dolcezza

(Il Mattino 16 febbraio 2010)
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«A trentacinque anni arrivò il momento di diventare un uomo»: è quasi una dichiarazione d'intenti la frase che apre il nuovo romanzo di François Bégaudeau, autore già noto al pubblico italiano per il fortunato La classe da cui è stato tratto l'omonimo film Palma d'Oro al Festival di Cannes. Il lettore è avvertito: quello che sta per leggere è l'autoritratto di un uomo e della sua generazione precaria, instabile e depressa, una condizione che anche la frammentarietà della forma stilistica esprime. Questo è uno dei modi possibili in cui leggere Verso la dolcezza (Einaudi, pp. 152, euro 15,50). Un approccio che però lascia insoddisfatti e convinti che c'è dell'altro dietro lo pseudo naturalismo della precisione dei particolari (ogni spostamento in città - siamo a Parigi - è certificato dal numero della linea della metropolitana presa, dal nome delle stazioni), da dialoghi che sembrano registrazioni fedeli, dagli elementi ripetuti ossessivamente (sembra che i personaggi non mangino altro che anatra e broccoli, non posseggano che accendini di Star Wars e magliette con la scritta «Don't worry be happy»). Il tentativo non è solo di mettere in scena l'oggi. Piuttosto di indicare una via, da sognare forse più che da praticare, e tutto questo attraverso anche la critica velata, mai diretta, al recente passato. Dietro i frammenti delle storie individuali di Jules, Bruce, Jeanne o Cathy, segnate da fallimento e insoddisfazione, dietro le relazioni che per eccesso di cinismo e disillusione non decollano o sono interrotte prima di cominciare, insomma, dietro questa serie di piccoli quadri che nemmeno tutti insieme riescono a comporre un tutto sensato, c'è l'allusione a un percorso verso quella dolcezza che nomina il titolo. E se c'è il nome, chissà, c'è anche la cosa.
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