sabato 10 aprile 2010

I bambini che hanno perso la loro casa

(Via Po', 10 aprile 2010)
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"Come sono contenta di essere di nuovo a casa mia!" esclama Dorothy alla fine del suo meraviglioso viaggio nel mondo di Oz. Forse perché la casa siamo noi: è il luogo degli affetti dove tornare, un rifugio che protegge, che dà sicurezza nel mondo reale e in quello immaginato: un ambiente che non è solo scenario, ma protagonista. Un tema affrontato in mille modi, su cui torna però Alessandro Sanna, vincitore del premio Andersen 2009 come "miglior illustratore", all'indomani del terremoto in Abruzzo con il suo libro Una casa, la mia casa. "Una poesia scritta e disegnata" spiega lo stesso illustratore in una nota a margine, "dedicata a tutti i bambini del mondo che hanno perso la loro casa". Tema tristemente tornato alla ribalta nei giorni di tragedia e lutto ad Haiti.
È rigorosa la struttura del libro, regolare nella ripetizione dei suoi elementi: tre sono i colori usati, il bianco avorio del fondo, il nero delle parole e delle quattro linee della sagoma-casa, infine il rosso dei piccoli punti che animano l'elenco delle lingue in cui i testi sono tradotti (inglese, francese, tedesco, spagnolo, giapponese) e del pastello grasso che ri-disegna alcuni dei multiformi aspetti in cui il concetto di abitare può essere declinato. Ma dire la stessa cosa in diverse lingue non è puro esercizio di stile e le illustrazioni, basate sostanzialmente sulla ripetizione di uno schema, non sono solo una variazione sul tema. Una forma quindi che è, al tempo stesso, contenuto e contenitore di emozioni: un gatto diventa una bimba sorridente e serena, una coppia di alberi si trasforma in un aquilone leggero e libero.
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