lunedì 17 gennaio 2011

Un abbraccio che rende uguali

 Un bellissimo libro.
Apparentemente semplice. Sono apparentemente.
L'ho regalato a un'amica speciale, di quelle per cui daresti la vita, che sei sicura che non ti tradirà mai spezzandoti il cuore.
Magari un giorno le nostre strade si allontaneranno, così è - anche - la vita.
Ma oggi no, i nostri cuori si abbracciano. In modo sincero e onesto.
In modo vero.


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(Il Mattino, 16 gennaio 2011)
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«Perché non c'è nessuno al mondo come me?», è la domanda che Ben, piccolo protagonista de L'abbraccio - il libro di David Grossman illustrato da Michal Rovner - rivolge alla madre. I due stanno passeggiando sul finire di un giorno imprecisato in un luogo imprecisato, ma quell'interrogativo ha la stessa potenza d'urto di una bomba. Ferma di colpo il loro avanzare, apre un baratro e nello smarrimento del bambino il lettore vede riflessa la sua paura più profonda: quella della solitudine. Con la leggerezza che solo l'autenticità delle intenzioni riesce a donare alle parole, David Grossman arriva dritto al cuore della questione e del lettore. Con un semplice sillogismo: tutti gli «unici» sono soli, io sono unico, allora io sono solo. Inizia così un altro viaggio, quello sulla strada lastricata dalla disperazione del vuoto intorno a noi che, sorprendentemente (ma forse neanche troppo) conduce all'orgoglio di tale condizione e alla profonda empatia che si può scoprire per l'altro: nessuno mai sarà come me, ma l'altro potrà essere con me. E quale miglior gesto esprime tale concetto se non l'abbraccio? Non c'è fusione, ma l'intimità e la vicinanza che si crea, nello spazio e nel tempo, permette ai due esseri di sentire l'uno il battito del cuore dell'altro, di ri-conoscersi diversi eppur simili. Saranno i neuroni-specchio? Sicuramente condizione necessaria, ma non sufficiente. Serve, infatti, il desiderio di incontrarsi. Come quello che muove i due artisti nella realizzazione di questo piccolo capolavoro: David Grossman e Michal Rovner hanno infatti già lavorato insieme, si conoscono da tempo. Il loro «abbraccio artistico», permette all'uno di completare il discorso dell'altra. Un esempio per tutti: le parole dicono «sono un po' sola e un po' con gli altri» e le immagini disegnano una spirale, antico simbolo di legame tra le due estremità del divenire, del movimento della vita dell'uomo, dello stesso viaggio dell'anima dopo la morte. Un'ultima annotazione. Un luogo e uno spazio imprecisati, dicevamo all'inizio. Come solo quelli dell'anima possono essere. Appunto.