martedì 8 marzo 2011

L'ALTRA META' DELL'UNITA': MATILDE MANTILE

E' un pò che non c'erano più nuoe illustrazioni sul mio blog. Perché la vita a volte ti impone di fare altro. Ma quando qualcosa fa parte di te, puoi anche metterla a tacere per qualche tempo. Poi, torna a farsi sentire più forte di prima. Questa è il primo di una serie di lavori che posterò a breve. Non è un caso che la renda "visibile" oggi. 30 illustratrici che danno forma e colore a 30 donne che hanno contribuito a fare l'Italia. Ecco il mio volto.
L'ALTRA META' DELL'UNITA'

un viaggio nel paese reale che costruì l’Unità d’Italia un omaggio alle energie femminili nascoste dalla storiografia
Prossimamente l'inaugurazione a Cosenza!
 
MATILDE MANTILE 
Nata a Napoli nel 1799, si trasferisce a Lungo, in Calabria, per sposare D. Angelo Stratigò. Dall’unione nascerà il poeta patriota Vincenzo Stratigò, che partecipò dapprima ai moti del ‘44 e poi a quelli napoletani del ‘48; imprese che gli procurarono il rimpatrio e il divieto di proseguire gli studi. Partecipò ai moti del ‘48 con il grado di luogotenente e si diede alla latitanza fino al 1852. A causa del figlio ribelle il marito di Matilde venne mandato a Muro Lucano, dove morì a causa del colera. La donna rimase sola con i quattro figli, tutti perseguitati politici. Il palazzo di famiglia divenne sede della gendarmeria e nel periodo di occupazione i soldati distrussero mobili e libri di famiglia. Il 16 luglio 1859 ci fu una rivolta di piazza in cui il figlio Vincenzo ebbe un ruolo di primo piano; aveva fatto circolare tra i contadini arbereshe una poesia l’albanese e quel giorno incitò il popolo dal balcone della propria casa a unirsi a lui impugnando le armi per andare incontro a Garibaldi, che stava attraversando la Calabria per raggiungere Napoli. La popolazione dei paesi vicini non lo aiuta e la rivolta viene repressa nel sangue. Numerose persone, tra cui i due fratelli Stratigò, vengono arrestati. Anche la madre, ormai sessantenne, viene arrestata e condotta nelle carceri di Lungro. I figli, tranne Vincenzo che riesce a fuggire, nelle carceri di Cosenza. Matilde dal carcere scrive appassionate lettere indirizzate al figlio, nelle quali plaude alle sue imprese, mostrando piena adesione agli ideali politici che animavano i patrioti. Morì nel 1870.