venerdì 18 settembre 2009

Azadeh Moaveni, Viaggio di nozze a Teheran, Newton compton 2009 (Il Mattino 18/09/2009)

Né reportage, né autobiografia, né romanzo. Viaggio di nozze a Teheran (Newton e Compton, pp.336, euro 14,90), della giornalista irano-americana Azadeh Moaveni, mescola i generi per raccontare una storia al più ampio e trasversale bacino di lettori abbracciabile: la storia del suo ritorno nel 2005 in Iran come corrispondente del «Time» per seguire le elezioni presidenziali; la storia del suo incontro con Arash, l’uomo che sarebbe diventato suo marito e padre di suo figlio Hourmazd; la storia dell’ascesa al potere di «un ex sindaco fondamentalista senza la minima esperienza di governo nazionale, i cui maggiori sforzi erano stati rivolti a trasformare le piazze in cimiteri e a imporre la segregazione di genere negli ascensori governativi»: cioè Mahmoud Ahmadinejad, uno sconosciuto che si è trasformato in pochi mesi in eroe nazionale grazie alla sua politica populista. Quel sistema di sussidi, prestiti a basso interesse, libertà civili dispensate senza alcun criterio, ha saputo infatti rispondere al mutato clima sociale caratterizzato da una disaffezione alla politica e dall’egocentrismo delle nuove generazioni. Poi c’è stata la crisi internazionale dovuta alla questione dell’energia nucleare e l’embargo americano, quella economica che ha peggiorato le condizioni di vita della maggioranza della popolazione di uno dei paesi più ricchi di petrolio al mondo, la corruzione dilagante e l’inasprimento della condizione delle donne: la scrittrice stessa ammette che i cambiamenti registrati durante il regime di Khatami erano stati considerati come acquisiti per sempre. C’è stata infine la sua rielezione a presidente dell’Iran e la mobilitazione sociale che ne è seguita. Ma questa è un’altra storia. Anzi, questa è la Storia. Accanto alle pagine di cronaca di fatti quotidiani della Teheran contemporanea, inquinata e devastata dalla speculazione edilizia in atto, o a quelle piene di ricordi personali e aneddoti culturali, come il racconto dei riti legati alla cerimonia matrimoniale, il lettore si trova a confrontarsi con puntuali - e mai pedanti - analisi politiche, riflessioni sociali e religiose: una specie di romanzo-verità insomma. Certo, ci si potrebbe chiedere dove finisce il vero della vita e inizia il falso della letteratura e, soprattutto, il senso della finzione quando la realtà sembra già così urgente. Senza contare il fatto che Azadeh Moaveni è cresciuta in America, ha alle spalle una famiglia benestante che ha lasciato il paese all’alba della rivoluzione khomeinista del 1979.
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