venerdì 25 febbraio 2011

Il concerto illustrato


Il 38esimo Festival di Angouleme e la cultura operaia. Intervista ad Alfred.

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(Via Pò, 19 febbraio 2011)



Otto disegnatori (Alfred, Charles Berberian, Tanxxx, Tebo, Matthieu Bonhomme, Merwan Chabane, Mathieu Sapin, Bastien Vivès) e un’orchestra musicale (quella d’Areski Belkasem): ecco i nomi del Concert de dessins di quest’anno. La mano traccia i primi segni su un foglio bianco e, nello stesso istante, le prime note riempiono l’aria. Comincia così lo spettacolo nel teatro di Angoulême, piccola cittadina francese che ospita da 38 anni il Festival del fumetto più importante d’Europa. L’edizione di quest’anno (dal 27 al 30 gennaio) è stata tutta all’insegna del rock’n roll e della riflessione sulla cultura operaia. E non poteva che essere così vista la presidenza di Baru (L’autoroute du soleil, Povere nullità, L’arrabbiato, Gli anni Sputnik, solo per ricordare alcuni dei suoi lavori), l’indiscusso maestro francese di origine italiana. Tante le sorprese. La più bella? La Palma d’Oro per il Miglior Albo vinta da 5000 chilometri al secondo (Coconino Press, 2010), novel graphic di Manuele Fior, giovane talento nostrano. Per non parlare del Gran Prix assegnato ad Art Spiegelman, mostro sacro della bande dessinée internazionale, autore di Maus (quest’anno festeggia i 25 anni dalla sua prima pubblicazione), in cui si confronta con la tragedia dell’Olocausto e con la figura del padre sopravvissuto ad Auschwitz.
Ma torniamo da dove siamo partiti, ossia al Concert de dessins, un prodotto tutto francese. Per un’ora o poco più, i presenti hanno gioito e sofferto con i protagonisti della vicenda racconta: il colpo di fulmine tra un wrestler e la compagna di un “signorotto” presente nel pubblico, l’amore “diverso” tra l’altro wrestler e il signorotto stesso. Entrambi coronati da un tenero happy end. Ne abbiamo parlato con Alfred che ormai è un veterano della squadra. E, del giovane talento francese che vive da due anni a Venezia, è stato appena pubblicato il volume Octave (Tunué, 2010) che riunisce la serie di fumetti per bambini realizzata insieme a David Chauvel.
Quando nasce l’idea del concerto illustrato?
“L’inventore è Zep, il creatore di Titeuf. Quando è stato presidente della 32esima edizione del Festival di Angoulême, ha avuto l’idea di mettere insieme musica e fumetto, due arti strettamente legate. Dal 2005, quindi, ogni anno si cerca di dare vita a un nuovo progetto”.
Come si arriva al prodotto finale?
“Due sono le fasi di realizzazione. Scelto il gruppo che dovrà suonare, viene scritta una storia – quest’anno da Charles Berberian –  e decisi i brani. Quando questo materiale è pronto, viene passato ai disegnatori che lavorano sulle immagini. Due giorni prima del concerto tutta la squadra si ritrova insieme per un momento di confronto ed è a questo punto lo spettacolo comincia a prendere forma. Una forma che non è mai definitiva, però. Perché il fatto che tutto si svolga in diretta e in presenza di un pubblico, a volte impone cambiamenti imprevisti”.
L’improvvisazione gioca quindi un ruolo fondamentale.
“È così, anche se sul palco dobbiamo far finta di avere tutto sotto controllo. Anche se a volte proprio non sappiamo dove stiamo andando e come sarà la prossima vignetta. In più, quest’anno abbiamo sperimentato una nuova modalità che personalmente ho trovato più divertente e fonte di una grande energia creativa: c’erano due tavoli sul palco e noi facevamo continuamente avanti e indietro. In quattro o cinque abbiamo lavorato insieme a ogni immagine. Di solito, invece, ognuno realizzava una vignetta e ci si alternava all’unico tavolo in scena”.
E alla fine, cosa resta? Avete mai pensato di pubblicare i disegni così realizzati?
“No, non sarebbe possibile. E non avrebbe senso. L’obiettivo non è fare un bel disegno. Siamo in cinque sullo stesso foglio e abbiamo a disposizione solo tre minuti. Sbagliare fa parte del gioco e la cosa davvero importante è riuscire a far vivere le immagini in modo da comunicare qualcosa al pubblico in teatro. Divertimento e scambio di emozioni: ecco il vero obiettivo”.
Silvia Santirosi