(L'Unità, 2 aprile 2011)
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Quando si chiudono le porte di una manifestazione e si torna a casa, comincia il tempo dei bilanci che sono, inevitabilmente, prematuri, parziali e ancora influenzati dalla vicinanza emotiva all’evento appena concluso. Così è anche per la Fiera del libro per Ragazzi di Bologna, sebbene questo non impedisca di segnalare la particolare vivacità dell’edizione di quest’anno. Nonostante la crisi pesi ancora sui bilanci e le scelte delle case editrici, si torna a sperimentare, a investire nel prodotto di qualità piuttosto che nella ricerca del best-seller o dell’instant book che soddisfano una bolla di mercato destinata prima o poi a scoppiare. Secondo i dati forniti da LiBeR, il numero delle novità libraie del settore ragazzi immesse nel circuito tende a risalire (passando dalle 2130 del 2009 alle 2198 del 2010). Certo è che non è sempre oro tutto quel che risplende, soprattutto se si tiene conto che lo stato di salute di un mercato non si giudica solo dal versante dell’offerta, ma anche da quello della domanda e, soprattutto, della diffusione. Nel 2010, ad esempio, con la manifestazione Bolibrì, c’era stato un ritorno della manifestazione allo spirito del 1964 (anno della prima edizione): una serie di iniziative vedevano coinvolti non solo gli operatori del settore, gli unici ammessi nell’Olimpo del Polo fieristico, ma anche i principali consumatori del prodotto: famiglie e bambini. Ma questa è un’altra storia.
Di sicuro quello che i dati confermano, come dicevamo, è il nuovo slancio in ambiti che i fenomeni Harry Potter e Geronimo Stilton avevano messo in ombra. Ecco allora il ritorno al tascabile o a nuove edizioni illustrate dei classici (esemplare il lavoro portato avanti da Princìpi & Princípi, la casa editrice che ha festeggiato in questi giorni il primo anno di vita); o l’avventura alla scoperta di territori poco praticati: e tra questi il fumetto per ragazzi. Per Orecchio acerbo possiamo parlare di un ritorno. Dopo la serie dei Pittipotti scritta da Jerry Kramsky e disegnata da Lorenzo Mattotti, firmano i due titoli appena usciti della collana Comics due grandi nomi della bande dessinée internazionale: Jack e la scatola di Art Spiegelman e TopoLino si prepara di Jeff Smith. Diverso l’approccio di Topipittori che inaugura la collana Graphic de Gli anni in tasca con Giulia Sagramola: con uno stile fresco e un tono sospeso tra leggerezza e ironia, la giovane autrice racconta i suoi primi dieci anni di vita. E segnaliamo il numero 10 della rivista Canicola dedicato ai “bambini di ogni età”, come si legge nella prefazione, in cui autori di tutto il mondo scommettono sulla capacità narrativa del disegno. Un punto di vista confermato da Jean-François Martin, vincitore con Fables (Milan, 2010) del premio per il Miglior albo illustrato. «L’insieme delle storie di Esopo, e quindi delle illustrazioni» ci racconta, «sono una specie di ritratto dei molteplici modi in cui si manifesta la stupidità umana».
Dopo anni di sudditanza l’Italia sta facendo scuola, soprattutto per quel che riguarda l’albo illustrato. E il libro si fa anche oggetto di design a misura di bambino: è questo il caso Libro sveglio (Kite edizioni) del duo Sanna-Guidone. Scelgono scelgono di firmarsi Asobi, termine di origine giapponese caro a Bruno Munari che significa al tempo stesso arte e gioco. Ma, in generale, l’illustrazione ha fatto quest’anno la parte del leone. Tra le 175 candidature provenienti da 62 paesi, è l’australiano Shau Tan, già premio Oscar per The Lost Thing, ad essere stato insignito dell’Astrid Lindgren Award, uno dei più importanti riconoscimenti per la letteratura per ragazzi e assegnato, di volta in volta, a narratori, autori o, appunto, illustratori. Il Premio Internazionale di illustrazione è stato assegnato a Page Tsou per la coesistenza nelle sue opere (Dancing feathers-piume danzanti) «di componenti che si riferiscono, ad un tempo, alla migliore tradizione grafica e a una rilevante visione pittorica».
Non resta che da chiedersi cosa significhi scrivere per ragazzi oggi. È questa la domanda della scrittrice, poetessa e giornalista israeliana Nurit Zarchi. «Per quelli della mia generazione era facile narrare storie ai bambini» racconta, «era chiara la distinzione tra bene e male: da una parte c’erano i buoni, cioè noi, dall’altra i cattivi, ossia tutti gli altri. Oggi “both” (entrambi) è proprio il nome del mondo caotico che viviamo. Cambiano il senso del tempo, i modi per dire le cose, ma quella che resta invariata è la fame di informazioni dei bambini. Ed è alle loro domande che dobbiamo rispondere».
Silvia Santirosi
Silvia Santirosi